Dopo aver visto “La mia Africa” mi sono chiesta se gli spazi fossero effettivamente così grandi da togliere il fiato e da lasciare senza parole…..oltre al tanto decantato “mal d’Africa”…
La risposta è SI.
Il mio viaggio in Sudafrica è stata una vera e propria rivelazione. Mi aspettavo un paese triste e segnato dalla povertà e dalle conseguenze dell’Apartheid ed invece ho trovato tutto il contrario. I segni di quei tempi sono ancora chiaramente visibili e fanno parte della storia del paese come la prigione dove fu detenuto Nelson Mandela, su un’isoletta al largo di Cape Town, oggi museo nazionale; ma il Sudafrica è un paese all’avanguardia, al passo coi tempi. Ho trovato un popolo fiero delle sue origini, ricco di risorse e con Madre Natura di una generosità indescrivibile.
Il viaggio aereo è un tantino lungo ma estremamente comodo e una volta atterrati a Johannesburg ci si ritrova catapultati in un mondo fantastico.
Il viaggio è organizzato; ho scelto Quality Group perché specializzato sull’Africa. Al nostro arrivo troviamo ad aspettarci Sandra, una splendida signora di mezz’età di origine italiana, che ci farà da guida nella prima parte del tour che prevede la regione del Mpumalanga e del Parco Kruger. Si parte attraversando Johannesburg in pullmann. La città divide il titolo di capitale con Pretoria sei mesi all’anno. E’ piuttosto caotica ed il traffico è sempre congestionato; in questa città la maggioranza degli abitanti è di colore e qui non sempre è conveniente girare da soli in versione turista, curiosando….non sempre è gradito dai locali. La stessa cosa vale a Città del Capo dove nel “quartiere nero”, le guide stesse, sconsigliano di andare soli; meglio accompagnati da qualcuno del posto o con tour guidati.
La nostra destinazione, visto che c’è un po’ di tempo, è Pretoria, città ricca di storia e tradizioni dove si trova l’università, i palazzi del governo ed immensi viali di Jacarande, fiori tipici di colore blu/violaceo, che fioriscono in primavera ed in autunno, colorando tutta la città. Immaginate una città elegante e pulita, con strade larghe, molto simile ad una città occidentale….così come siamo abituati a pensarle noi….o almeno io.
Si parte poi alla volta del Mpumalanga, regione nel nord-est del Sudafrica, per raggiungere il Kruger. Ci si ferma per pranzo e si visita un vecchio villaggio Ndebele, popolazione storica del Sudafrica, famosa per i suoi colori ed il suo artigianato: le donne infatti coloravano i muri delle case con colori sgargianti riprodotti poi anche sui manufatti artigianali.
Ci si ferma per la notte in un fantastico alberghetto in stile messicano….dai colori comunque caldi e avvolgenti dell’Africa.
La strada per arrivare al Kruger è lunga e ci sono diverse soste sulla Panorama Route. Si comincia con le Bourke’s Luck Potholes. Modellate dalla sabbia e dai sassi trasportati dalle correnti, le profonde cavità cilindriche sono chiamate anche “marmitte del gigante” e formano una sorprendente e coloratissima curiosità geologica. Le tonalità passano dall’arancio al giallo e al grigio, al turchese delle acque. Le passerelle consentono ai visitatori di osservare dall’alto queste grandi marmitte.
Poi una delle tante cascate che si trovano sull’altopiano, il Mpumalanga si trova a 1690 m s.l.m. Immaginate distese di foreste di pini e abeti, piantagioni di frutta (arance, pere, mele e tanto altro) a perdita d’occhio…il clima e la temperatura sono l’ideale per le coltivazioni. E questa è stata la vera sorpresa….mai e poi mai avrei immaginato tanta prosperità e tanta oculatezza nel gestire coltivazioni e foreste..per ogni albero tagliato ne vengono piantati altri due….a ciclo continuo….e frutta e agrumi vengono esportati in tutto il mondo.
Infine il Blyde River Canyon dove ti senti al tempo stesso padrone del mondo e nullità di fronte al potere e allo splendore di madre natura. E’ il terzo canyon più grande del mondo ed è tutto ricoperto di vegetazione. Il tour ci ha portato nel punto più alto e panoramico del canyon.
La giornata finisce con l’arrivo al Kruger.